Abusi

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Un sit-in pacifico trasformato in incubo

Un sit-in pacifico si è trasformato in un incubo per 23 attivisti fermati davanti alla sede di Leonardo Spa a Brescia. La protesta, organizzata da movimenti come Extinction Rebellion, Ultima Generazione e Palestina Libera, mirava a denunciare il ruolo dell’azienda a partecipazione pubblica “nel genocidio palestinese e nei crimini di guerra a Gaza”. I fermati, nonostante avessero fornito i documenti di riconoscimento, sono stati trattenuti per oltre sette ore in Questura, in violazione dell’Articolo 349 del Codice di Procedura Penale. Ma c’è di più e di peggio. Alcune attiviste hanno denunciato di essere state sottoposte a perquisizioni degradanti, con l’obbligo di spogliarsi completamente e fare piegamenti sulle gambe durante i controlli.
“Mi hanno chiesto di togliermi anche le mutande e di fare tre squat. Ai maschi non è stato chiesto nulla di simile”.

Pesanti le accuse per i fermati

Le accuse mosse ai fermati sono pesanti e comprendono reati come “radunata sediziosa”, “accensioni pericolose” e “concorso morale”, oltre a denunce per manifestazione non preavvisata. A ciò si aggiungono fogli di via obbligatori emessi per impedire il ritorno a Brescia. Mentre il governo Meloni prepara lo scudo penale per le forze dell’ordine, destinato a bloccare indagini automatiche contro gli agenti per episodi di piazza e persino per omicidi, nelle chat interne alla Polizia – pubblicate da Il Fatto – emergono toni cileni.

Toni da Cile in chat interne alla Polizia

Tra chi invoca “mano libera contro i comunisti di merda” e chi si lamenta che “non ci fanno lavorare”, il messaggio è noto: la repressione ha bisogno di un lasciapassare. Ora, con lo scudo penale in cantiere, si rischia di istituzionalizzare un margine di impunità che abbiamo già conosciuto negli Anni Settanta con la legge Reale. Tra le lamentele delle chat spicca il mantra del “non ci fanno lavorare”. Ma cosa significa davvero? Che rispettare il codice penale è un freno al “mestiere” delle forze dell’ordine? È inutile farsi illusioni: i cosiddetti tutori dell’ordine, in nome di una presunta efficacia operativa, hanno sempre fatto come gli pare.

Lo scudo penale

Lo scudo penale promosso dal governo viene presentato come una misura per proteggere gli agenti dall’abuso di denunce e procedimenti, ma l’automatismo delle indagini in caso di fatti gravi è un principio fondamentale per garantire trasparenza e responsabilità. Eliminarlo significa autorizzare in anticipo abusi potenziali, consegnando nelle mani di chi ha il monopolio della forza un’arma che non teme controllo.
La missione è chiarissima: “il dissenso è una minaccia da annientare, non una voce da ascoltare”.
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Alfredo Facchini