DI ALFREDO FACCHINI
Nervi tesi in Israele
Il ministro (Nazi) sionista per la Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, leader del partito Potere Ebraico, (6 seggi) si è dimesso insieme ad altri due ministri del suo schieramento. Mentre, l’altro sociopatico alleato di Benjamin Netanyahu, Bezalel Smotrich del partito Sionista Religioso, (7 seggi) ha scelto di non abbandonare il governo dopo aver ricevuto rassicurazioni sul proseguimento della guerra in caso di fallimento della tregua. Smotrich, ha ricevuto l’assicurazione che il capo delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), Herzi Halevi, troppo molle, sarà rimosso e che il conflitto riprenderà se non si raggiungeranno ulteriori accordi dopo questa fase.
Cessate il fuoco solo temporaneo
Netanyahu in tv ha ribadito che il cessate il fuoco è solo temporaneo: «Dobbiamo raggiungere tutti gli obiettivi della guerra, così che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele». Il premier ha anche sottolineato il sostegno che ha già incassato da Trump, confermando che Israele potrà riprendere il conflitto in caso di stallo nei negoziati.
I numeri degli scambi
Dovrebbero essere 1.904 (i numeri sono ancora ballerini) i detenuti palestinesi scarcerati per avere i primi 33 ostaggi, di cui 1.167 residenti di Gaza arrestati durante il Genocidio.
Nella lista non sembra esserci Marwan Barghouti, l’uomo che più di tutti è stato richiesto da Hamas perché visto come un simbolo della Resistenza palestinese.
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Alfredo Facchini