DI ALFREDO FACCHINI
Tregua troppo fragile
A Gaza il cielo si tinge di scuro. La fragile architettura della seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco sembra sul punto di sgretolarsi. Ogni momento che passa aggiunge nuove incrinature a un equilibrio già precario. Pesano come un macigno le ultime dichiarazioni del ministro israeliano della Cooperazione regionale David Amsalem, in un’intervista alla radio dell’esercito: “La seconda fase non ci sarà, lo so e lo sanno tutti, perché Hamas non accetterà di disarmare e smilitarizzare la Striscia. Israele riprenderà la guerra in modo deciso dopo il completamento della prima fase e non procederà alla seconda”.
Cosa prevede la seconda fase
La seconda fase dell’accordo tecnicamente prevede il ritiro quasi totale delle forze di difesa israeliane, a fronte della liberazione degli ostaggi uomini sotto i 50 anni e dei soldati catturati il 7 ottobre. Anche se tutti i 33 ostaggi previsti nella prima fase fossero effettivamente liberati, rimarrebbero ancora oltre 60 persone, tra vivi e morti, da restituire. A gettare altri ettolitri di benzina sul fuoco c’ha pensato Mike Waltz, consigliere per la Sicurezza nazionale, filo sionista come del resto tutta l’amministrazione Trump: “Hamas deve essere distrutta al punto di non poter ricostituire la sua forza militare e non dovrà avere alcun ruolo di governo a Gaza”. Esattamente la condizione posta da Israele per arrestare lo sterminio.
Valico di Rafah
Israele rende noto che il controllo del valico di Rafah, al confine con l’Egitto, non sarà affidato all’Autorità Nazionale Palestinese, ma a palestinesi non affiliati a nessuna fazione politica. All’Anp sarà assegnato solo il compito amministrativo di apporre un timbro sui lasciapassare destinati ai lavoratori provenienti da Gaza, mentre Israele si riserva il diritto di vietare i transiti. Al momento, anche il Corridoio Philadelphia rimane sotto il presidio delle forze israeliane, mentre si avvicina il ritiro dal corridoio di Netzarin, che attraversa la Striscia di Gaza dividendo il territorio in due. Intanto Hamas conferma d’essere pronto a liberare sabato altre quattro donne ostaggio.
Spostiamoci in Cisgiordania
Prosegue l’operazione criminale “Muro di Ferro”. I terroristi di Tel Aviv hanno circondato un ospedale a Jenin, impedendo il transito delle ambulanze e isolando la struttura sanitaria.
Wissam Bakr, il direttore dell’ospedale Khalil Suleiman, ha affermato che gli israeliani hanno distrutto le strade attorno alla struttura, al cui interno ci sono circa 600 persone tra pazienti e personale sanitario, mettendo i detriti in modo che ne bloccassero l’accesso.
L’assedio continua
Martedì il ministro delle Finanze, il (Nazi) sionista, Bezalel Smotrich, aveva detto apertamente che la campagna potrà durare giorni.
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Alfredo Facchini