DI FERNANDA TANZILLO,
Garante privacy su vicenda bonus Covid
In relazione alla vicenda del bonus Covid, il Garante per la protezione dei dati personali precisa che, sulla base della normativa vigente, la privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato (art. 26, comma 4, d.lgs. 33 del 2013).
Ciò vale, a maggior ragione, rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono, anche per effetto dei più incisivi obblighi di pubblicità della condizione patrimoniale cui sono soggetti (cfr., ad es., artt. 9 L. 441/1982 e 5 d.l. 149/2013, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 13 del 2014).
Il Garante contestualmente comunica che sarà aperta una istruttoria in ordine alla metodologia seguita dall’INPS rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie al riguardo diffuse.
Roma, 11 agosto 2020
La condotta dei deputati, quindi, non è protetta dalle norme sulla privacy.
Né tantomeno l’atto di richiesta del bonus Covid, da parte di un deputato svela alcun dato sensibile. Prevale piuttosto, in questo caso, il diritto alla trasparenza sulla riservatezza.
A invocare sul punto un parere del Garante era stata la vicepresidente dell’Inps, Marialuisa Gnecchi, intervistata dal Corriere della Sera. “Credo che a pronunciarsi debba essere il Garante della privacy. Ma se la legge prevede che la prestazione va erogata, come in questo caso, l’Inps non può fare altro che procedere. Non sta all’istituto decidere se darla oppure no”, ha dichiarato Gnecchi.
“È un problema di etica e responsabilità individuale”, ha aggiunto. “Quelle domande sono eticamente discutibili, ma in caso devono essere i diretti interessati a farsi avanti. Io i nomi non li so e se li sapessi non li direi”. Gnecchi rivela inoltre che “con il primo decreto, quello di marzo, l’intenzione del governo poi confermata dal Parlamento è stata quella di aiutare tutti e subito” ma aggiunge anche che “per fare in fretta non c’è stata nessuna selettività” e questo ha determinato anche qualche “stortura”.
“Adesso non ci sono più scuse”, commenta Luigi Di Maio su facebook. “Anche il garante della privacy ha detto che non ci sono ostacoli alla diffusione dei nomi dei deputati che hanno richiesto il bonus di 600 euro malgrado i loro stipendi da 13mila euro netti al mese. È giusto che gli italiani sappiano chi sono, che ne conoscano i volti, i nomi e i cognomi. Non è una gogna mediatica, non è questione ideologica o di propaganda.
È una questione di giustizia e trasparenza. Di mezzo c’è l’interesse pubblico, i cittadini hanno il diritto di sapere chi ha tradito la loro fiducia”.