DI GIOACCHINO MUSUMECI
Il consenso della Meloni
La Meloni veleggia sull’onda del consenso intorno al 28/29 % e alcuni pensano alle ragioni che spieghino il dato. L’errore è che queste si ricerchino nell’operato politico della premier che di fatto è letame a pressione perfino in faccia ai supporters.
Dalle tasse lievitate per i cittadini, alle banche i cui sacri extraprofitti non si possono tassare, dagli stipendi diminuiti per i redditi bassi contro la bugia degli aumenti per finire coi condoni a evasori e vantaggi alle imprese neanche più obbligate a comunicare iniziative sulla busta paga dei dipendenti, le politiche del governo sono come morsi di cobra.
Ma gli italiani intervistati hanno bisogno di emozioni forti per svegliarsi dal torpore. Forse un palo in faccia..naah, proprio in quel posto.
Il fatto è che il consenso non dipende da cosa teorizzi il governo e ciò ormai dovrebbe essere chiaro. La Meloni è bellina, romana, ha un piglio da maestrina che offre lezioni a tutti su ciò di cui sa quasi nulla e va bene così. Giorgia agita la bacchetta magica con la mano Dx, la mano del fare male agli italiani che sostiene di tutelare, e la bilancia starata con cui pesa i giudizi appesa alla Sx, mano della smemorata con avvisaglie d’Alzheimer.
Giorgia e il suo talento
A dimostrarlo ci vuole poco, anzi pochissimo per chi conosce Giorgia e il suo talento da pallettara La premier, vittima di episodi di amnesia retrograda che hanno sostituito le possessioni diaboliche a cui eravamo abituati, in un video si meraviglia che Giuseppe Conte chieda le dimissioni della Santanché. D’altronde la ministra è solo rinviata a giudizio è Conte ha un vicepresidente di partito (Appendino) condannata. Perciò che vuole Conte? Anzi che vogliono dipendenti e fornitori che la Santanché non ha retribuito? Quello della Meloni è un palleggio artistico che conforta la mia teoria: Giorgia è bellina, opportunista e altro, ma di politica non ci capisce come chi ne decanta capacita inesistenti: un ministro scrive decreti per l’intero paese. La Appendino in qualità di vicepresidente del Movimento ha un peso nullo dal punto di vista normativo nazionale. La Santanché non è stata eletta ed è stata scelta da Giorgia Meloni che dice agli italiani: “Il rinvio a giudizio, scusate, non è una ragione per dimettersi e non lo sono neanche le bugie che la Santanché ha raccontato, io ne racconto ogni giorno a milioni di italiani, Daniela le ha dette solo a me e ai senatori che volete?”
Il vero problema…
A parte la commedia il problema vero, spiaze, è l’Alzheimer: “Le dimissioni da ministro sarebbero un gesto importante e significativo, un forte segnale di rispetto verso le Istituzioni” furono le parole della Meloni su Josefa Idem ministra del governo Letta indagata per irregolarità edilizie. Anche Santanché chiedeva le dimissioni della Idem ma sull’integrità mentale della Danielona c’è sempre stato da dubitare.
Naturalmente non è l’unico caso, di parzialità meloniana: Giorgia chiese le dimissioni dei seguenti ministri: Federica Guidi del governo Renzi; Annamaria Cancellieri del governo Letta; Luca Lotti e Maria Elena Boschi del governo Renzi e Lucia Azzolina del governo Conte.
Ora bisogna decidere se la Meloni abbia un problema con la memoria oppure la sua si furberia ma proprio spicciola. E che la bilancia del suo giudizio penda gravemente a Dx lo dimostra che quando i personaggi coinvolti nelle magagne furono la De Girolamo e Lupi per finire con Armando Siri del governo Conte nel 2019, Giorgina la coatta si guardò bene dal chiedere dimissioni, perché l’amichettismo è un problema della Sx.
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Gioacchino Musumeci