DA REDAZIONE
Andrea Sparaciari dalla redazione del giornale LA NOTIZIA –
Oggi il Cda di Viale Mazzini si occuperà dei controllori pensati dall’Ad Rossi- E intanto parte la petizione pro Report
Una riunione che si prevede rovente. È quella fissata per oggi del Consiglio di amministrazione Rai sul cui tavolo approderà la patata bollente della circolare firmata dall’Amministratore delegato Giampaolo Rossi – con oggetto “responsabilità nella realizzazione dei programmi Tv” – sull’individuazione di strutture editoriali che vigilino sui singoli programmi. In pratica il documento che battezza una nuova struttura di controllo su tutto ciò che andrà in onda. Il modo che TeleMeloni ha pensato per “normalizzare” Report, dopo gli ultimi scoop su Daniela Santanchè.
La circolare dell’Ad Rossi
Il documento, inviato alla Direzione intrattenimento prime time, alla Direzione Intrattenimento Day Time, alla Direzione approfondimento e (solo) per conoscenza alla Direzione Risorse Umane (che quindi si desume non abbia partecipato alla sua stesura) e alla Direzione Internal Audit, stabilisce al primo punto che “tutti i programmi devono essere assegnati ad una struttura editoriale formalmente istituita nell’ambito di una Direzione di Genere ed avente un responsabile di struttura”; mentre al secondo punto (quello che impatta direttamente su Report e il ruolo del suo conduttore, Sigfrido Ranucci), dispone che “la gestione editoriale di ogni programma è di competenza della struttura editoriale (e quindi non affidabile al conduttore o al responsabile PEM, né esercitabile in prima persona dal Direttore di Genere)”.
Chi nomina i controllori? E a chi rispondono?
Un documento che pone più di un interrogativo. Naturalmente c’è la questione del controllo sui contenuti e dei controllori: chi nomina questi responsabili editoriali? A chi fa capo la struttura, visto che non è mai stata prevista fino a oggi? All’Ad Rossi? Al Cda? E chi sceglie i responsabili? E in base a quali criteri bloccheranno o daranno il via libera ai vari contenuti?
Poteva l’Ad decidere senza il voto del Cda?
Poi, vi è una questione di stretta legittimità: secondo lo statuto della Rai, spetta al Cda “approvare i progetti specifici in materia di linea editoriale, investimenti, organizzazione aziendale, politica finanziaria e politiche del personale” (art.25, lettera e). Ora, da quanto risulta a La Notizia i membri del Cda non erano a conoscenza della circolare bavaglio. Neppure quelli di maggioranza. Secondo voci interne a viale Mazzini, infatti, il documento – scritto da strutture riconducibili all’Ad – avrebbe “viaggiato al di fuori dei canali ufficiali”. Se oggi il Cda dovesse verificare questa ricostruzione, dovrebbe decidere se azzerare tutto e riproporre il documento in votazione, con le scontate polemiche da parte dei consiglieri di minoranza. Secondo un ex membro del Cda, l’Ad avrebbe sì il potere di proporre una tale riorganizzazione, ma dovrebbe comunque sottoporla al voto. Insomma, una vicenda tutt’altro che chiusa. Naturalmente sarebbe materia da commissione di Vigilanza Rai, peccato che l’organismo parlamentare competente da mesi sia paralizzato dalla maggioranza di governo, che ne diserta le sedute, visto che non ha i voti per ratificare la presidente designata (la forzista Simona Agnes).
Con la censura, nessun Big vorrà più lavorare in Rai
Infine, vi è una questione di appeal del servizio pubblico: se ogni contenuto dovrà essere “validato” da una meta-struttura, quale giornalista di peso, quale nome importante, quale conduttore accetterà di lavora con la spada di Damocle della censura preventiva sulla testa? Probabilmente molto pochi, col risultato che chi è già in Rai, lascerà il servizio pubblico e chi oggi ne è fuori, se ne terrà ben lontano. Con effetti disastrosi sugli ascolti, già oggi in forte crisi, dopo l’avvento dei dirigenti targati TeleMeloni. Con una norma di questo tipo già in vigore, la Rai si sarebbe potuta permettere i vari Santoro, Biagi, Floris & Co? Nel caso di Report neppure Milena Gabanelli che si è sempre confrontata direttamente con il direttore avrebbe potuto avere la gestione editoriale del programma.
Ranucci: “Falso che Report non abbia controlli”
E ieri è tornato a parlare anche conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, il motivo vero per il quale l’Ad Rossi ha estratto dal cilindro il coniglio dei controllori. “I titoli di alcuni giornali che in questi giorni hanno fornito l’immagine di Report senza controlli o che addirittura rifiuterebbe il controllo, non corrispondono al vero”, ha scritto sui social il conduttore. Che circa i contenuti, spiega: “Non corrisponde al vero che la puntata viene fatta vedere un giorno prima della messa in onda. I singoli pezzi che compongono la puntata vengono fatti visionare a partire dal giovedì, tutti insieme il venerdì, e una seconda volta il sabato dopo essere stati inseriti in puntata. Da sempre quando ci sono particolari criticità i direttori vengono avvisati prima come giusto che sia”.
Chi ha chiesto la tutela per Report? “Politici, concorrenti Rai e Comunità ebraica”
“Il materiale viene verificato oltre che dall’autore, dal desk interno di Report, da un capo servizio Rai, un vice capo redattore interno Rai, da un caporedattore facente funzione, dal vice direttore che sarei io, infine dal direttore”, aggiunge ancora Ranucci, “Quindi dire che non c’è un controllo editoriale è un’affermazione falsa”. E conclude: “Non sarà sfuggito che invece a chiedere una ‘tutela a Report’ siano stati i giorni passati una serie di politici, la proprietaria della concorrente della Rai e la comunità ebraica dopo le inchieste sulla striscia di Gaza. Tuttavia Report fino a quando ci sarà questa squadra continuerà a svolgere il suo ruolo di cane da guardia della democrazia”.
E parte la petizione per Report
Intanto su Chang.org è partita la petizione in supporto della trasmissione. “La trasmissione cult di Rai 3, Report, è ostacolata in ogni modo e con qualunque mezzo, ed è sotto continuo processo da parte delle forze di Governo. Questo, mentre Report e Sigfrido Ranucci hanno messo a segno, in questi ultimi mesi, scoop che hanno disarcionato dai loro inscalfibili podi, goffi e inadeguati politici, personaggi loschi che esercitavano il potere “senza vergogna”. La lista di questi ultimi è lunghissima e, lasciando operare Report in ossequio all’Art. 21 della nostra splendida Costituzione, altri se ne aggiungeranno”, si legge sulla petizione.
.
Dalla redazione del giornale
29 Gennaio 2025