Dal capitalismo di cartone a quello al silicio

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Trump soffia a pieni polmoni, in un palloncino che si sta gonfiando a dismisura. E che prima o dopo gli potrebbe scoppiare in faccia. Anzi: il primo ‘bum’ l’ha già fatto, con la scoppola inferta dai cinesi alla Borsa di Wall Street, grazie al loro programma di intelligenza artificiale ‘DeepSeek’. Stiamo parlando dell’economia americana nel suo complesso, e di quella finanziaria in particolare.

Ambizioni tecnologiche Trump-Musk

Le ambiziose strategie ‘tecnologiche’ del nuovo Presidente puntano a un nuovo boom del Paese, ma gli obiettivi fissati sono senz’altro troppo ottimistici e potrebbero addirittura finire per squilibrare il sistema, facendolo deragliare. Certo, l’innovazione è alla base di qualsiasi aumento di produttività e, transitivamente, della ricchezza e della qualità della vita. Insomma, è la chiave per guadagnare un consenso elettorale stabile. Ma se innovare rende, allo stesso tempo costa. Ecco perché, all’insediamento di Trump, era presente tutto il gotha della tecnocrazia Usa. Probabilmente si celebrava una santa alleanza tra il vecchio capitalismo speculativo ‘di cartone’, fatto di massicci movimenti azionari, e quello nuovo, basato sull’impero del silicio, della telematica e dell’intelligenza artificiale. Dominio lautamente sovvenzionato da un Everest di dollari federali.

Conti fatti senza i cinesi

I calcoli dei ‘nouveaux riches’ americani, però, sono stati fatti senza l’oste cinese. In una sola giornata, “DeepSeek”, a prezzi ultrapopolari, ha demolito le prepotenti certezze di supremazia tecnologica vantate dall’americana “Nvidia”. E ottenute a costo di investimenti miliardari. È stato un bagno di sangue azionario, che ha gettato nel panico un intero settore. E i cui riflessi, inutile nasconderlo, si sono visti in ogni area della finanza Usa. «Per due anni – ha scritto il Wall Street Journal – la convinzione dei mercati che l’avvento dell’intelligenza artificiale avrebbe inaugurato una nuova era di crescita della produttività ha alimentato guadagni di migliaia di miliardi di dollari in borsa. Lunedì – ha proseguito il Journal – l’umore è diventato aspro. DeepSeek, una potenza outsider nell’intelligenza artificiale, è emersa dalla Cina. Ciò ha scosso le grandi azioni tecnologiche, guidate da un crollo di quasi 600 miliardi di dollari in Nvidia, che solo la scorsa settimana era l’azienda più preziosa al mondo. La caduta di Nvidia ha segnato la più grande perdita giornaliera di valore di mercato per qualsiasi azienda pubblica».

Bollettino di guerra feroce

Secondo gli analisti finanziari di New York, DeepSeek ha addirittura «capovolto Wall Street». Basti solo pensare che Nvidia è scesa del 17% al livello più basso da ottobre. Mentre le azioni di società che producono semiconduttori, come Broadcomb e Micron Technology hanno perso oltre il 10%. Secondo il Dow Jones, l’ondata di panico nel mercato borsistico ha bruciato circa 1 trilione di dollari in poche ore. Nello Studio ovale si sono accese tutte le lampadine rosse. Gli advisor di Trump stanno cercando di fronteggiare il ‘pericolo giallo’. «Ora che DeepSeek ha sfondato le barriere, rilasciando un modello di intelligenza artificiale a basso costo che rivaleggia con i risultati americani – sostiene il WSJ – il suo successo sta alimentando il dibattito sulla necessità o meno per gli Stati Uniti di un nuovo approccio».

Basta solo sparate elettorali

La squadra del Presidente è divisa sulla strategia migliore per arginare la mortale concorrenza del colosso asiatico. Aumentano, però, le prese di posizione di chi invoca un nuovo giro di vite sull’esportazione di microchip. Un divieto che non sia limitato solo a quelli di ‘fascia alta’. Ma questo è solo un capitolo (anche se il più importante), di una storia che riguarda un po’ tutti i settori dell’economia. Se Trump, ad esempio, pensa di sfruttare la leva del protezionismo, sperando di scardinare la concorrenza in generale, beh, forse ha sbagliato portone. Oggi, la complessità dei mercati è tale da rendere imprevedibile il loro comportamento, persino nel breve periodo. Figurarsi se esiste la possibilità di ‘controllarli. La sua ibrida dottrina economica, un groviglio assortito di dirigismo e ‘laissez-faire’, non è certo un modello di riferimento affidabile per investitori, risparmiatori, produttori e consumatori.

Trump a tentativi ed errori

Insomma, con Trump gli americani, più che con un vero piano di sviluppo, sembra che si dovranno confrontare con un modello «per prova ed errori». Cioè, per capirci, con una conduzione dell’economia fatta giorno per giorno e continuamente corretta, secondo i risultati rilevati. Tranne che per il debito pubblico, Biden ha lasciato al suo successore un’economia tutto sommato in buone condizioni.

“Il problema vero è che il capitalismo speculativo, quello di ‘cartone’, sta entrando sempre più in modalità che ricordano il gioco d’azzardo, più che il risparmio. È probabile, dunque, che nei prossimi mesi assisteremo all’esplosione di altre «bolle azionarie». Anche se, visti i chiari di luna e fatti quattro conti, gli investitori nel frattempo troveranno più conveniente e meno rischioso comprare titoli di Stato, piuttosto che imbarcarsi, assieme a Trump, sull’ottovolante di Wall Street.”

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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di

30 Gennaio 2025