Chi è il “dirigente libico”…

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Chi è il “dirigente libico” 

Almasri, il tipo accomodato su di un aereo di stato con flutes di champagne annesse, è un boia. Non un “dirigente libico” come lo ha chiamato la Meloni, no, è un boia a tutto tondo. Un uomo capace di uccidere a mani nude e di violentare un bambino di cinque anni. Ma, evidentemente, di quel boia il governo italiano è complice; quel boia il governo italiano lo paga, ma non lo può confessare

Lei non è ricattabile (?)

La Meloni dice di non essere “ricattabile”, in effetti, e la vicenda della liberazione di Almasri lo dimostra, è già sotto ricatto ed estorsione. Ed è quello il motivo della improvvida e cinica liberazione. È ricattata dai trafficanti di esseri umani che paga per tenere nei lager libici, torturare, uccidere e violentare i potenziali migranti. Quei trafficanti che dichiarò di voler perseguire e punire in tutto il “globo terracqueo”.
Non li persegue né li punisce, li paga. E da loro è ricattata. Ha vinto le elezioni con la promessa di tenere a bada l’immigrazione. Il risultato è opposto: con lei al potere l’immigrazione si è quadruplicata.

Per tenere in alto il prestigio dell’Italia…

Dice di tenere in alto il nome dell’Italia. Le feste al ritorno di Almasri a Tripoli, con i cori che cantavano “buh, buh, buh, Italia”, dicono il contrario. Ci facciamo buggerare dai libici. E non solo. Ci tengono sotto scacco, se fosse vero, e vero molto probabilmente lo è, che due ministri, uno dell’Interno, l’altro della Giustizia, hanno fatto esattamente quello che un boia, sottolineo un boia, voleva che facessero. Stanno perfino scappando dal parlamento perché non sanno più cosa dire.
Dovrebbero vergognarsi. Se conoscessero la vergogna.
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Giancarlo Selmi