DI CLAUDIA SABA
Non c’è nulla di poetico nel vivere la sofferenza
Facile scrivere parole che non attendono altro che le lacrime di chi le ascolta.
Facile e fin troppo scontato il pianto di commozione.
Ma le parole servono a ben poco quando hai da gestire una madre che soffre, fa soffrire e non ha cognizione della sofferenza.
In quei momenti non è tempo di poesia, è tempo di fare, urlare, usare mani e mente.
Molto meno il cuore.
Mia madre non divenne piccola in un momento. Sono serviti giorni e giorni di ansia, preoccupazione, notti insonni.
Non c’era poesia, ma disperazione.
In quei momenti devi essere presente con tutta te stessa, fare.
Vorresti sparire, fuggire…ma non puoi.
Non c’è nulla di poetico nel vivere la sofferenza.
Metti la tua vita in bilico e aspetti.
Soltanto dopo avrai la libertà di lasciarti andare, di commuoverti, di piangere tutte le lacrime del mondo ma durante no, non puoi scrivere poesie.
Urli, ti disperi, non riesci a pensare.
Devi fare e fare, fino a quando i tuoi occhi si chiudono stremati davanti alla fatica di una sofferenza che non avresti mai immaginato di poter vivere.
Il dolore non ti dà tempo.
Si attraversa senza pause e lascia un vuoto dentro che non ha parole.
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Claudia Saba