Trump e i dazi, cosa rischiamo

DI LEONARDO CECCHI

LEONARDO CECCHI

 

La strategia “scendiletto” del governo

La strategia del Governo, sostanzialmente basata sul fare gli scendiletto di Trump e Musk, non sta granché funzionando: questo ieri ha detto che ora considera anche l’Iva un “dazio” e che ci sarà quindi reciprocità. Tradotto: se oggi su un qualsiasi prodotto d’importazione americano c’è l’IVA al 10% (come per qualunque altro prodotto), gli USA lo considereranno una barriera commerciale e potrebbero applicare un dazio equivalente sulle loro importazioni. Una situazione che, anche volendo, non è risolvibile, perché l’Italia non può abbassare l’IVA solo sui prodotti americani. L’unico modo per intervenire sarebbe ridurla su tutti i prodotti, e comunque solo entro i limiti imposti dalle regole europee.

A rischio un export da 65 miliardi

Si tenga presente che il nostro export verso gli USA oggi vale 65 miliardi di euro, quindi un export che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone e che in filiera non esclusiva va nell’ordine di grandezza che supera il milione. In quei 65 miliardi – sottolineo con amarezza – c’è poi anche l’acciaio, su cui Trump ha già messo dazi e su cui dunque ipotizzo applicheranno una duplice barriera (dazi ordinari + dazi equivalenti a Iva). Una lega prodotta, tra gli altri, anche a Piombino e Terni, città orgogliosamente divenute politicamente nerissime. Saranno quindi contenti ora di aver sostenuto gente che si spellava le mani per chi oggi mette a rischio il loro lavoro, per altro già in bilico.
Sarà una tragedia, in linea generale.
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Leonardo Cecchi