L’effetto imprevisto del verdetto su Delmastro: pm e giudici sono (già) indipendenti. La nota dell’Anm

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Dalla Redazione di ARTICOLO VENTUNO –

C’è stato un effetto collaterale e imprevisto nella sentenza sul sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, ossia la dimostrazione plastica che ad oggi pubblici ministeri e giudici sono indipendenti gli uni dagli altri, ossia l’obiettivo cui punterebbe (formalmente) la riforma delle carriere. Il concetto viene spiegato tecnicamente  da una nota diffusa in queste ore dalla giunta esecutiva centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati, che riportiamo integralmente di seguito.

“Per avere un giudice terzo e imparziale non occorre andare a Berlino. Per dimostrare l’inutilità della separazione delle carriere, basta osservare la vicenda processuale che si è conclusa con la condanna in primo grado del sottosegretario Delmastro. Alla richiesta di archiviazione del pm un giudice ha ordinato l’imputazione, ed alla richiesta di assoluzione di un pm il Tribunale ha pronunciato condanna.
Questo dimostra, come l’Anm sostiene da sempre, che il pm può chiedere l’assoluzione, nonostante la sua carriera non sia separata da quella del giudice, e che il giudice non è succube del pm. Siamo, invece, sconcertati nel constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza. Siamo disorientati nel constatare che il ministro della Giustizia auspica la riforma di
una sentenza di cui non esiste altro che il dispositivo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche. Siamo, tuttavia, confortati dalla consapevolezza che i magistrati del Tribunale di Roma hanno semplicemente applicato la legge con onore e responsabilità, come fanno ogni giorno i magistrati italiani”.
Firmato dalla Giunta esecutiva centrale ANM.

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21 Febbraio 2025