C’era una volta la Germania

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Roberto Bertoni da ARTICOLO VENTUNO – 

È inutile lamentarsi per il disastro cui abbiamo assistito alle elezioni anticipate in Germania, con la CDU-CSU attestata, più o meno, al 30 per cento, i neonazisti di Alternative für Deutschland intorno al 20 e la fu socialdemocrazia dell’SPD confinata al terzo posto con il 16 per cento o poco più.

È inutile perché si sapeva. Trent’anni di liberismo selvaggio, di leggi sbagliate, di cedimenti, di errori colossali, di leader politici improbabili, come ad esempio il fu terzaviista, oggi quasi putiniano, Schröder e i suoi epigoni, e di grandi coalizioni senza capo né coda hanno condotto la sinistra tedesca all’esaurimento della propria ragione di esistere. Se a ciò aggiungiamo che i Verdi da partito ambientalista e pacifista si sono trasformati negli alfieri del nucleare e del bellicismo infinito e indefinito, il quadro è completo. Non a caso, a riprendere quota è stata la Linke della giovane e validissima Heidi Reichinnek, unica luce in tanta malora europea, che ottiene un risultato storico e si pone come reale alternativa a una socialdemocrazia esangue e a una destra sedicente moderata che per governare avrà bisogno o di dar vita a un nuovo pateracchio o di far crollare il “brandmauer” e coinvolgere in maggioranza Alice Weidel e camerati vari.

Ha influito, senza dubbio, la guerra contro la Russia, con le auto-sanzioni e il sabotaggio dei gasdotti North Stream a causare la recessione che ha condotto l’economia tedesca nel baratro. Ha influito l’assoluta mediocrità di Scholz, l’ultimo esponente del fallimento epocale dell’SPD, una compagine un tempo faro per la sinistra europea e oggi simbolo del suo collasso. Ha contato non poco il vento che spira da oltreoceano, con Musk che ha investito soldi, potere e visibilità mediatica per favorire la dissoluzione di quella che un tempo era la locomotiva d’Europa mentre oggi è l’emblema dell’abisso nel quale siamo sprofondati. E ha avuto non poche responsabilità anche lo sfarinamento di una società che non si è mai davvero unita, se non sulla carta, risentendo tuttora delle disparità fra Est e Ovest: una linea di frattura permanente e, forse, ancora più grave di quella che divide il Nord dal Sud dell’Italia.

Cosa accadrà adesso non è dato saperlo. Una nuova Grande coalizione che condurrebbe SPD e Verdi all’estinzione? Uno scatto d’orgoglio da parte di queste due compagini? Una rottura in seno alle stesse, con i soliti governisti pronti a sostenere Merz e i pochi che ancora ragionano, e magari sostengono anche posizioni autenticamente pacifiste, pronti a dire no a un pasticcio che farebbe perdere loro i residui elettori? Lo vedremo nelle prossime settimane.

Un aspetto, tuttavia, è certo: l’affermazione della Linke, ossia della sinistra vera, che si è sempre opposta alle derive imposte dalla globalizzazione liberista, affrontando con coraggio e orgoglio un ventennio di irrisione e isolamento, ci dice con chiarezza che c’è una nuova generazione pronta a prendersi cura della cosa pubblica e a riaffermare l’importanza dei beni comuni, in contrasto sia con i privatizzatori indefessi sia con i guerrafondai senza umanità sia con le camicie brune pronte a invadere Berlino per dar vita a una democratura che segnerebbe la fine dell’euro e dell’Europa.

Ripartiamo dunque da qui, ben coscienti che la notte non sarà breve e che lo scherno dei soliti noti proseguirà, con la non piccola differenza, rispetto al passato, che ora l’arroganza non possono più permettersela. O meglio: possono anche permettersela ma risulta ridicola, come l’unica proposta politica che è rimasta loro: più armi, meno Stato e al governo con chiunque pur di salvare una faccia che ormai hanno perduto da tempo.

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Articolo di Roberto Bertoni dalla redazione di

23 Febbraio 2025