DI SEBASTIANO ARDITA
Un uomo di 38 anni è stato ucciso a Manfredonia (Foggia), colpito da una coltellata all’addome, dopo avere picchiato la propria convivente e il figlio di lei di 7 anni. I giornali riportano una dichiarazione affidata all’avvocato della donna. «Per difendersi dall’aggressione del patrigno, che aveva infierito sulla mamma, il bambino è andato in cucina, ha preso un coltello e, dopo essere stato raggiunto dall’uomo, lo ha colpito all’addome».
Il piccolo a propria volta sarebbe stato medicato per ferite al volto e ai denti.
L’ipotesi è al vaglio dei carabinieri e degli organi giudiziari che indagano sulla vicenda, cui non mancherà di valutare attentamente la dinamica dell’azione per verificare la sua compatibilità con lo Stato dei luoghi e con le caratteristiche fisiche dei presenti.
Ma ciò’ che rattrista – , a prescindere dalla ricostruzione di chi abbia inferto la coltellata -, è vedere minori, bambini in questo caso, che rimangono vittime innocenti di contesti violenti. Costretti ad assistere a liti, vittime essi stessi
di ogni abuso. Bambini abbandonati in contesti che anziché occuparsi di loro e della loro crescita serena, li costringono a vivere in ambienti che somigliano ad arene. Costretti a difendersi e a sopravvivere, anziché essere supportati e protetti. Ed anche qui, spesso, sono condannati dalla omertà di chi, vedendoli patire in certi inferni, preferisce non denunciare e girarsi dall’altro lato.