DI CRISTINA PEROZZI
Non ce la faremo mai.
Se non cambia questa deleteria subcultura secondo cui la donna è sempre potenzialmente mentitrice e infida.
Il comune pensiero per cui se vuole qualcosa, la donna adotta ogni possibile strategia fraudolenta pur di ottenerla.
Nel suo Rapporto sull’applicazione della Convenzione di Istanbul in Italia, pubblicato a gennaio 2020, il GREVIO ha notato come “la persistenza in Italia di stereotipi negativi nei confronti delle donne è molto preoccupante”.
Questa è la prima violenza che le donne subiscono e se non si abbatte questo pregiudizio, non ce la faremo mai a difenderci adeguatamente nelle aule di tribunale.
Partiremo sempre da un gradino sotto la legittima pretesa di giustizia, e dovremo continuare a convincere che la donna che denuncia dice la verità, mentre nessuna vittima di rapina dovrà mai dimostrare perché camminava da sola a quell’ora di notte, perché non teneva il portafoglio nascosto e se ha detto apertamente che non voleva darlo al rapinatore.
Dovremo continuare a provare che non abbiamo inventato di essere state picchiate anche se non abbiamo più i lividi e non abbiamo mai confidato a nessuno le violenze che subivamo.
Dovremo ancora dimostrare che quando denunciamo un partner che ci maltratta, ci insulta e ci umilia, ci priva della libertà di essere donne e spesso madri felici, non lo facciamo perché vogliamo manipolare la realtà, addirittura per vendicarci e “guadagnare” un affidamento dei figl iinfluenzandoli, come fossero un premio o una conquista a costo di qualsiasi strategia.
Dovremo provare ancora una volta, se ci verrà permesso di essere ascoltate, che non stiamo mentendo.
È ora di cambiare questo approccio che ancora oggi, nonostante tutto, regna indiscusso in certi palazzi di giustizia.
Le vittime non denunciano perché non vengono credute.
Ma anche quando denunciano, troppo spesso non vengono credute.
E talvolta non vengono neppure ascoltate.
È inutile cercare di contrastare così la violenza contro le donne e le celebrazioni istituzionali diventano solo giornate piene di retorica.
È ora di dire basta.