DA REDAZIONE
Antonio Cipriani dalla redazione di REMOCONTRO –
La prima forma di repressione riguarda le idee, il pensiero, quindi le parole che servono per articolarlo, per costruire senso critico, per il dissenso. Non per un caso nei dialoghi sui social alcune parole chiave sono vietate. Se le scrivi non ti legge nessuno, sei oscurato. Così le parole diventano assurde, G4z4, P@lest1n@, Isr4el&… per superare la sorveglianza di massa su quelle che si possono usare e quelle da cassare, come ha fatto recentemente Trump stilando l’elenco di ciò che non si può dire perché disturba il potere. E non solo, prendendo di mira con il suo apparato poliziesco chi la pensa pubblicamente in modo diverso, come è accaduto con l’arresto in mezzo alla strada di una studentessa universitaria turca a Somerville, in Massachusetts, per aver criticato su un giornale scolastico Israele per la sua guerra devastante nella Striscia di Gaza.
D’altra parte abbiamo delegato alla società della sorveglianza e del controllo militare le nostre esistenze. Ci siamo affidati, mani e piedi legati, a una visione securitaria della vita. Sostanzialmente cedendo i nostri spazi democratici a un’oligarchia che non governa, ma comanda col diritto assoluto del più forte. Scrive su Vox, Zack Beauchamp, giornalista americano: «Le persone al potere oggi negli Stati Uniti si comportano come se avessero il diritto di prendere di mira chiunque vogliano, per qualsiasi motivo e in qualsiasi modo, nella convenzione che chi prova a opporsi è nel migliore dei casi un ribelle e nel peggiore un simpatizzante del terrorismo. In passato abbiamo già notato molte volte queste derive politiche. E non è mai finita bene…»
No, non è finita bene. Non finirà bene.
“Qui in Italia non siamo di meno in quanto a dabbenaggine politica e tentativi autoritari. Ci sono cose che non puoi più dire, e cose che non puoi più fare, tipo scioperare, protestare, esercitare una critica democratica. In un Paese allo sbando, culturalmente ed eticamente, che protegge i criminali di guerra e flirta con chi ci sta distruggendo economicamente e socialmente, i nemici del potere sono i ragazzini che sperano ancora in un mondo migliore, quelli che chiedono rispetto per il futuro, regole che consentano a tutti un vivere civile. I nemici sono gli unici che si battono perché questa bruttezza non diventi una dittatura culturale che ci rinchiuda per un altro ventennio di obbedienza, fanfare armate e obbedienza crudele.”
.
Articolo di Antonio Cipriani dalla redazione di
6 Aprile 2025