Missioni militari italiane all’estero 2025

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Dalla redazione di REMOCONTRO –

39 missioni e operazioni internazionali, 7.750 unità, e un onere finanziario complessivo di 1,48 miliardi, divisi tra 980 milioni per il 2025 e 500 milioni per il 2026. Lo ha detto il capo di Stato maggiore della Difesa, nell’audizione davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato.
Proroga delle missioni internazionali in corso per il 2025. Obiettivo, «disporre autonoma capacità difensiva del territorio nazionale in un contesto di crescente ipercompetizione internazionale». «Forze ad alta e altissima prontezza operativa: una forza massima di 2.867 unità, 339 mezzi terresti, 4 navali e 15 aerei in grado di gestire eventuali situazioni emergenziali e le esigenze operative NATO».

Scenario geopolitico “particolarmente complesso”

Per l’Italia e per il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano: «il Mediterraneo, i Balcani, il Fianco Est della Nato, il Medio Oriente, il quadrante Sahel/Golfo di Guinea e il Corno d’Africa». Dettagli su Analisi Difesa, da Giovanni Martinelli
Aree influenzate dalla presenza di Russia e Cina «per aumentare la loro sfera di condizionamento, strappando l’influenza occidentale», che si estendono dal Mediterraneo Allargato verso i Balcani dove le due potenze «stanno rafforzando il loro peso alimentando le dispute tra Serbia e Kosovo».
In Africa, con «riconfigurazione degli allineamenti e degli equilibri di potere, con una diversificazione delle partnership di Cina e Russia. Stabilità della Libia per noi rimane prioritaria».

Operazioni in corso

Operazione Aspides nel Mar Rosso, per la sicurezza del traffico marittimo attraverso Suez. «Si potrebbe pensare di integrarla con l’operazione anti pirateria Atalanta, in quanto complementari e quindi si potrebbe pensare ad unico comando».
In Niger: «evitare un effetto contagio per la destabilizzazione dell’area trasformando la cintura saheliana in uno strumento ibrido puntato verso l’Italia e l’Ue». «Collaborazione con il Paese, che è crocevia di tutti i flussi migratori, facendo acquisire all’Italia un ruolo di interlocutore privilegiato».
«La Russia genera in Africa le future posizioni per attività non solo in quel continente ma anche sul lato sud dell’Alleanza».
Intervento a Gaza: «Operazione Levante è stata avviata per sostenere la popolazione civile palestinese a seguito dello scoppio del conflitto Israele-Hamas».

Unifil in Libano e “strade sicure”

«l’Italia ha svolto un ruolo fondamentale in Libano durante la crisi, in occasione della presenza [eufemismo di parte Ndr] israeliana nell’area sud. Il problema è che UNIFIL ha un mandato adeguato ma manca di strumenti, ovvero di regole di ingaggio, che devono essere cambiate».
Rinnovo dell’Operazione Strade Sicure sul territorio nazionale. «Strade Sicure nacque in un momento di crisi, d’emergenza. Ora c’è da chiedersi se l’emergenza continua». 2025 anno giubilare e i campionati di tennis. In prospettiva però, si deve cambiare. Per esempio il ‘pattugliamento dinamico’, su più punti sensibili.

Missioni internazionali

«l’Italia in un mondo sempre più complesso, in cui con l’intensificarsi della competizione strategica porta a una situazione di tensione internazionale permanente». «In questo contesto, l’Italia resta concentrata sulla propria aerea di interesse geografico prioritario: il ‘Mediterraneo Allargato’», ma non solo. L’Indo-Pacifico dove la presenza militare italiana è sempre meno sporadica con la partecipazione alle missioni delle diverse organizzazioni internazionali di rifermento (NATO, UE e ONU), «con priorità alla sicurezza energetica, alla stabilità dell’Africa e alla centralità del Mediterraneo».

Nulla di nuovo per il 2025

Di fatto, il 2025 non registra nessuna nuova missione vera e propria, salvo utilizzo delle ‘Forze ad alta e altissima prontezza Operativa’, per intervento nei Paesi in cui operano personale e contingenti nazionali. Seguono molti dettagli sulla spartizione dei costi tra i diversi ministeri che continueranno a rendere praticamente illeggibile il totale dei costi dell’Italia. «Ricapitolando dunque le missioni militari per il 2025 avranno un costo complessivo di 1.480,2 milioni per quanto di pertinenza del Ministero della Difesa». Più i 32 milioni per il ‘Supporto info-operativo delle Forze Armate’ svolto dall’AISE (spionaggio estero). Ma la somma tra tutti i diversi ministeri resta un enigma.

Una difficile chiarezza

L’intreccio di diverse missioni diversi forze militari. Sintesi proposta, 35, più le 12 civili UE ma che prevedono comunque la presenza di Personale Militare. 8 di queste NATO, 7 Unione Europea, 5 ONU e 3 in una coalizione. Le restanti 12 sono nazionali. Le missioni riferite all’Europa sono raggruppate in 2 sole schede. La prima fa riferimento all’impegno nei Balcani Occidentali, Kosovo e Bosnia Erzegovina in particolare. Nella stessa aerea ‘Joint Enterprise’, Nato, (Kosovo) più la EUFOR Althea in Bosnia Erzegovina (Ue). Il numero massimo dei militari autorizzati è di 1.848 unità, con 689 mezzi terrestri più 5 aerei per un costo di 150,5 milioni.

Ucraina

«Partecipazione nazionale alle iniziative NATO, UE, di coalizione e bilaterali di supporto all’Ucraina», missione di assistenza militare, sostegno e addestramento delle Forze Ucraine condotte dalla Unione Europea, ‘EUMAM Ucraina’, più la partecipazione alla simile iniziativa NATO denominata ‘NATO Assistance and Training for Ukraine’. Tutto con un massimo di 213 unità di personale, per un costo di 14,8 milioni a fronte degli 80 militari autorizzati lo scorso anno per la sola EUMAM Ucraina.

Missioni in casa europea

Destreggiandosi poi in una disposizione un po’ caotica, ecco il ‘teatro Europeo’. Elenco: ‘Mediterraneo Sicuro’ (su base nazionale), quella NATO ‘Sea Guardian’, quella UE nota EUNAVFORMED Irini, NATO per la sorveglianza aeronavale dell’area Sud dell’Alleanza e (oltre a tutte queste missioni incentrate sul Mediterraneo) anche la presenza navale nel Golfo di Guinea (e qui siamo negli spazi marittimi Atlantici, in Africa). Il totale dei militari autorizzati è di 2.039, con 11 mezzi navali e 18 aerei; il tutto per un costo di 234,7 milioni e un deciso aumento degli organici rispetto al 2024.

Fronte Russia

Sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza stessa. 375 i militari impegnati, con 15 mezzi aerei a un costo di 105,2 milioni. Impegni assunti dal nostro Paese con la NATO, per il suo rafforzamento sul Fianco Est che si traduce nello schieramento in Slovacchia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia. Un totale di ben 2.323 militari, ai quali si aggiungono 1.046 mezzi terrestri e 9 aerei, per un costo complessivo di 188,2 milioni.

Controllettura degli stessi dati

“L’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo. Osserva Maurizio Simoncelli, vicepresidente: «Le missioni italiane all’estero costano ai cittadini e chiedono grandi energie agli uomini e alle donne che le realizzano sul campo. Il tutto in un quadro internazionale nel quale la forza militare prevale drammaticamente sulla diplomazia. Le crisi contemporanee, spesso alimentate da complessi fattori politici ed economici, non possono essere risolte sulla base della forza delle armi che, al contrario, riesce soltanto ad aggravarle. L’Italia e l’Unione Europea devono rimanere fedeli ai propri valori costitutivi. Le missioni multilaterali di pace, che contribuiscono a percorsi di pace e di dialogo, conferiscono al nostro Paese un ruolo tanto più autorevole nell’ambito internazionale quanto più aderente alla tutela dei diritti umani».”

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Articolo ella redazione di

15 Aprile 2025