Anche condannando uno sterminio si celebra la libertà, la Sinistra lo ha capito

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Barbara Scaramucci da ARTICOLO VENTUNO –

Finalmente! Già vedere i leader del PD, dei 5 Stelle, di AVS e anche di +Europa tutti insieme allo stesso tavolo per presentare una proposta comune è di per sé una notizia, ma evidentemente poco apprezzata dai media cartacei e più da quelli televisi. In questo ultimo caso forse per l’associazione con un’altra partecipazione degli stessi leader nello stesso giorno all’incontro sulla libertà di informazione, media freedom act e riforma della Rai. Segnali incoraggianti in questo caso ma senza molte speranze di raggiungere gli obiettivi, politicamente molto rilevante invece l’impatto della mozione su Gaza che sarà presentata in Parlamento.

Ci sono voluti più di 50.000 morti, di cui oltre un terzo bambini, ci sono voluti i genitori straziati degli ostaggi israeliani sotto il palazzo del governo di Tel Aviv da oltre un anno e mezzo, ci sono voluti gli interventi costanti dell’ONU, e infine forse più di tutto ha contato la scelta del presidente francese Emmanuel Macron, che ha dichiarato di riconoscere lo stato della Palestina e lo proporrà ufficialmente ai partners europei in giugno.

Macron non è un uomo di sinistra, è un liberista spinto, e tuttavia è apparso in Europa, anche all’inizio dell’attacco russo all’Ucraina, l’unico interessato anche a trovare una mediazione, che poi in qualche modo significa una strada verso la pace. E oggi è il solo che abbia chiamato Netanyahu e gli abbia detto in modo chiaro di porre fine al massacro dei civili palestinesi nella striscia.

Questo stato di cose ha certamente agevolato la decisione di Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Riccardo Magi di convocare al volo una conferenza stampa per presentare una articolata mozione da portare in Parlamento e intorno alla quale cercare il massimo consenso possibile. È un testo ben articolato, che per una volta vorrei riportare quasi per intero nei suoi 11 punti, che alla base hanno il concetto di libertà, di convivenza, di inclusione, di rispetto, riassumendo: di civiltà.

Il testo della mozione del centrosinistra

Il testo della mozione del centrosinistra presentato questo pomeriggio impegna il governo:

  1. a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell’ambito del rilancio del Processo di Pace la prospettiva dei “due popoli, due Stati”;

  2. a promuovere – forte dell’impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;

  3. all’interno della Striscia, il rispetto della tregua in Libano scongiurando il rischio a sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni di futuri attacchi da parte di Hezbollah; il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario;

  4. a sostenere il cosiddetto “Piano arabo” per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza anche alla luce del favore di larga parte della comunità internazionale, assicurando il pieno coinvolgimento delle forze democratiche e della società civile palestinese, respingendo e condannando qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania;

  5. a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell’8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (ATT) dell’ONU, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;

  6. a provvedere all’immediata sospensione dell’importazione degli armamenti dallo Stato di Israele, anche in considerazione dei dati emersi dalla Relazione dell’anno 2025, trasmessa alle Camere (di cui all’art. 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185);

  7. a sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario;

  8. a esigere la tutela dell’incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele cessi ogni operazione militare, l’occupazione militare illegale di tali territori e l’illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani;

  9. a proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele, per le ripetute violazioni dell’art. 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;

  10. a dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previsto obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti;

  11. a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte Penale Internazionale, mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale.

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Articolo di Barbara Scaramucci dalla redazione di

16 Aprile 2025