DI ENNIO REMONDINO
Da REMOCONTRO –
Per la Casa Bianca l’Afghanistan talebano è ora un paese sicuro, dove rispedire i rifugiati delle sue guerre perse. Forse peggio: «I nuovi Usa deportano anche bambini malati di cancro», titola indignato qualcuno. Tre i bambini espulsi con le madri anche se nati negli States. Famiglie trattenute per giorni senza poter sentire un avvocato. Giudice arrestata dall’Fbi. C’era una volta la democrazia statunitense.
Afghanistan dell’eterna vergogna
L’Afghanistan liberato dai talebani con la cacciata delle truppe americane e occidentali complici? Così sembra ritenere e la Casa Bianca del vituperio Trump. Fine del ‘Temporary Protected Status’ negli Stati Uniti dopo la disfatta Usa a Kabul. «Status di protezione in scadenza per 11 mila rifugiati afghani. Rimpatri di massa anche da Pakistan e Iran», denuncia Nadia Addezio sul manifesto. «Lo ha stabilito il 21 marzo la segretaria alla Sicurezza interna Kristi Noem che considera l’Afghanistan un paese dove non sussistono più i requisiti per il riconoscimento del Tps».
Fuga e accoglienza riparatrice
Con la fuga precipitosa delle truppe statunitensi e della coalizione Nato dall’Afghanistan e il ritorno al potere dei talebani nell’estate del 2021, il Dipartimento della sicurezza interna aveva concesso nella primavera del 2022 lo status di protezione temporanea per l’Afghanistan. Le condizioni umanitarie ed economiche nel paese avevano convinto l’allora amministrazione Biden a concedere il ‘Tps’ ai cittadini afghani.
C’era una volta l’America
«Libertà umanitaria vigilata», un permesso temporaneo di ingresso e permanenza negli Stati uniti concesso per motivi umanitari urgenti. Altri avevano ottenuto il diritto al «visto speciale per immigrati», riservato a chi aveva prestato assistenza al governo o all’esercito statunitense. Altri avevano avuto accesso al programma ‘Refugee Admissions Program’, destinato ai rifugiati. Secondo Global Refuge, a settembre 2024 si contavano circa 9.630 afghani beneficiari dello status, mentre all’inizio di quest’anno erano tra gli 11mila e i 13mila.
“La decisione dell’amministrazione Trump esporrà gli afghani al rischio di espulsione, alla perdita dell’impiego, alla privazione dello status legale, rendendoli di fatto «irregolari» o «senza documenti».”
Deportati “tracciati” come pacchi Amazon
Avvenire quasi più severo: «L’Immigrazione vuole usare il ‘sistema’ per rispedire in patria i richiedenti asilo: “Vanno gestiti come una transazione commerciale”. Tagliati 2 milioni di permessi, stop alla tutela per gli afghani». Ora l’idea di rimandare in Afghanistan le persone sfuggite ai taleban, che hanno imposto di nuovo un regime che viola i diritti umani, in particolare delle donne, appare assurda. Ignobile. «Intanto la neo-lingua di stampo orwelliano coniata dall’Amministrazione preferisce parlare di ‘spedizioni’. Il processo di espulsione degli irregolari, per essere più efficace e funzionale, ‘va gestito come una transazione commerciale’. Una sorta di Amazon Prime con gli esseri umani al posto dei pacchi», scrive Lucia Capuzzi.
Razzismo mal nascosto
In meno di tre mesi, Donald Trump ha cancellato, da un giorno all’altro, una serie di tutele giuridiche che consentivano a milioni di stranieri di risiedere legalmente negli Usa. Almeno due milioni si sono ritrovati, di colpo, ‘indocumentados’: 550mila venezuelani che hanno perso la protezione temporanea, altri 530mila profughi centroamericani – dal Nicaragua, Cuba e Haiti – privati del permesso umanitario, più di 936mila entrati attraverso la dismessa App Cpb One. Tutti rischiano di essere espulsi. Nel frattempo, Washington, rivela il New York Times, ha cominciato a rimuoverne i nomi dagli elenchi della Previdenza sociale. Alla stregua dei deceduti. Una sorta di ‘morte sociale’.
Pakistan e Iran sull’esempio Usa
La situazione negli Usa si somma alle espulsioni di massa che stanno attuando il Pakistan e l’Iran proprio nei confronti degli afghani: Islamabad avrebbe deportato 979.486 persone dal lancio del «Piano di rimpatrio degli stranieri illegali» alla fine del 2023. Con la scadenza fissata al 31 marzo e prorogata al 30 aprile della Afghan Citizen Card (Acc) – documento che assicura dal 2017 uno status legale temporaneo agli afghani -, dall’inizio del mese corrente sarebbero state espulse tra 60mila e 80mila persone. Anche Teheran ha approvato a fine 2024 un piano di deportazione per il rimpatrio di 2 milioni di rifugiati afghani.
“Intanto in Afghanistan la crisi umanitaria resta profonda. Le violazioni dei diritti umani continuano senza sosta e i rimpatri forzati rischiano di aggravare ulteriormente uno scenario già fortemente critico.”
Deportato a due anni malato di cancro
Nel giro di vite sull’immigrazione di Trump, tre bambini di due, quattro e sette anni, nati negli Usa, quindi cittadini statunitensi, sono stati deportati insieme alle loro madri dall’Immigration and Customs Enforcement di New Orleans. «Uno dei bambini era in cura per una rara forma metastatica di cancro, e una delle due madri è incinta. Entrambe le famiglie vivevano negli Stati Uniti da anni», precisa Marina Catucci. Marina Catucci. L’Immigrazione era a conoscenza delle esigenze mediche del bambino malato e che nonostante ciò lo ha deportato senza le terapie e senza poter fare un consulto con i medici che lo hanno in cura.
Trump da papa Francesco a dirgli cosa?
“Questa è almeno la seconda volta che l’amministrazione Trump deporta un bambino paziente oncologico. Il mese scorso, una cittadina statunitense di 10 anni, affetta da tumore al cervello, è stata deportata in Messico dal Texas insieme ai suoi genitori illegali.”