DI LUCA BAGATIN
Lo scrittore, giornalista ed ex componente del partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, Zakhar Prilepin, leader del partito di opposizione “For Truth” (“Per la Verità”), ha dichiatato in un’intervista a Komsomolskaya Pravda, che in Russia è necessaria un’unione di “tutte le forze patriottiche di sinistra”.
Egli ha rilevato come un terzo dei russi voti per il partito liberal-conservatore di Putin, “Russia Unita”, come un terzo voti per tutti gli altri partiti (principalmente Partito Comunista della Federazione Russa, Russia Giusta, Partito LiberalDemocratico e Rodina) e un terzo non vada affatto a votare.
In questo senso, egli ha affermato che è necessaria una squadra, una coalizione, in grado di istituire meccanismi socialisti nell’economia e di imporli all’“establishment borghese”. E come, per farlo, occorra conquistare seggi in Parlamento e giungere al potere.
In questo senso il suo partito, il 20 gennaio, si è unito al partito socialdemocratico “Russia Giusta” che alla Duma, Parlamento russo, conta 23 seggi (ottenne il 6,2% alle ultime elezioni) ed al partito socialista “Patrioti della Russia” (guidato da Gennady Semigin, ottenne 0,59% alle ultime elezioni ed è nato nel 2005 da una scissione del Partito Comunista della Federazione Russa), in una coalizione di sinistra patriottica, in grado di contrastare la politica liberale della Russia di oggi, che economicamente e socialmente ha ampiamente dimostrato il suo fallimento.
Il leader di “Russia Giusta”, Sergey Mironov, ha spiegato in tal senso, che l’accordo fra i tre partiti, dovrebbe portare, in un prossimo futuro, ad una fusione e quindi alla nascita di un nuovo partito unitario.
L’accordo permetterà ai tre partiti di partecipare alle prossime elezioni legislative – che si terranno il 19 settembre prossimo – senza dover raccogliere le firme necessarie per presentare le liste.
Secondo Mironov la nuova coalizione segna “il consolidamento di tutte le forze patriottiche di sinistra” e si mantiene aperto ad una collaborazione con il Partito Comunista della Federazione Russa di Gennady Zjuganov (che aveva già auspicato un fronte unito in tal senso) e con il nazional-centrista PartitoLiberalDemocratico di Vladimir Zhirinovsky, in chiave anti-putiniana e anti-liberal capitalista.
Tutti e tre i partiti, la cui piattaforma programmatica è assai simile, pur opponendosi al governo di Putin, si oppongono anche alle “attività anti-russe dei navalnisti” e sostengono il riconoscimento delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.
Zakhar Prilepin, possibile leader di questa rinnovata coalizione, oltre ad aver combattuto dalla parte delle Repubbliche Popolari, essere stato giornalista e compagno di partito di Eduard Limonov, è conosciuto in Italia per aver pubblicato, per l’editore Voland, numerosi romanzi dedicati alle periferie post-sovietiche e alla vita russa post-sovietica.
Nel 2018 fu, ad ogni modo, proprio Eduard Limonov ad espellere Prilepin dal suo partito, in quanto eccessivamente moderato e transigente nei confronti del governo Putin ed essere entrato nel “Fronte popolare di tutta la Russia”, coalizione fondata dallo stesso Putin.
Oggi, il partito nazionalbolscevico “L’Altra Russia di Eduard Limonov”, pur essendo anch’esso partito di opposizione e di sinistra patriottica, mantiene – in un comunicato – le sue riserve nei confronti della neonata coalizione di Prilepin, che ritiene “conformista” e che finirà, una volta entrata in Parlamento, per “legarsi in profondità nella vile palude del conformismo e del lealismo” e “vendersi al Cremlino”.
“L’Altra Russia di Eduard Limonov”, alla quale non è ancora oggi permesso presentare liste elettorali, ma che vede ogni giorno numerosi attivisti arrestati, per la sua opposizione intransigente di piazza, aveva qualche giorno fa espresso contrarietà anche al sostegno all’oppositore di centrodestra Alexei Navalny, in quanto sostenitore delle stesse idee liberali di Putin e delle sanzioni USA e UE alla Russia. Gli eredi politici di Limonov ritengono invece prioritario denunciare il governo liberal autoritario del Cremlino, oltre che la politica anti-russa e liberal-capitalista dell’Occidente.
Luca Bagatin