MA È DAVVERO COLPA DI TIK TOK?

DI EMILIANO RUBBI

Da bambino ho fatto un numero enorme di cose che mi avrebbero tranquillamente potuto ammazzare.

Se non sono morto, è perché ho avuto fortuna.
E non è una questione di “genitori più o meno presenti” (i miei lo sono sempre stati) quanto del fatto che, da bambini, spesso si fanno delle cose pericolose e senza senso.
E non c’erano i social a dirmi di lanciarmi giù, scivolando aggrappato a una ringhiera a 10 metri da terra, quando lo facevo io.

Poi, da adolescente, ho ascoltato parecchia “musica del demonio”, ma non ho mai imbracciato un mitra e non mi è mai venuto in mente di fare una strage a scuola, come quelli di Columbine.

Spesso tendiamo a dover cercare a tutti i costi un colpevole, e lo cerchiamo in una serie di fattori esogeni, che vengono di volta in volta demonizzati.
È troppo difficile, a volte, accettare il fatto che la colpa non sia di nessuno.

Gli utenti di Tiktok, in Italia, sono circa 9 milioni, gran parte dei quali ampiamente minorenni.
Ma nessuno di loro, fino all’altro giorno, era mai morto per una “challenge”.
Un po’ come nessun altro fan di Marilyn Manson ha mai deciso di fare una strage di compagni di classe, ai tempi di Columbine.

In compenso, in Russia, dei ragazzi ampiamente maggiorenni sono morti perché, avendo finito gli alcolici, hanno pensato di bere l’Amuchina.
Ed è stata una loro brillante mossa, non avevano letto che era una buona idea sui social network.
Vietiamo l’Amuchina?

E che facciamo con i milioni di adulti, spesso ultracinquantenni, che ormai si sono convinti che i governanti di sinistra siano vampiri pedofili che succhiano il sangue dei bambini per restare per sempre giovani?
Di chi è la colpa? Dei social?
Li vietiamo alle persone troppo stupide, troppo ignoranti, o con più di 50 anni?

E tutti quelli che lanciavano i sassi dai cavalcavia, anni fa? Molti emulatori dei primi che lo fecero, dissero di aver avuto l’idea guardando i tg che ne parlavano.
Vietiamo la televisione?

Se qualcuno fosse morto di congestione, ai tempi della “Ice bucket challenge”, la colpa sarebbe stata di Facebook e Instagram?

E sono d’accordissimo sul fatto che ogni mezzo di comunicazione, se si hanno dei bambini piccoli, dovrebbe essere, per quanto possibile, sorvegliato dai genitori.
Ma a volte non basta.
Come non sarebbe bastato a me avere dei genitori molto presenti, se fossi caduto da un’altezza di dieci metri.

A volte è dolorosissimo non potercela prendere con qualcuno per una cosa drammatica come la morte di una bambina di appena 10 anni.

A volte, semplicemente, non è colpa di nessuno. Ed è ancora più doloroso.