DI ANTONELLA PAVASILI
“Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze “inimmaginabili””. (Luciano Garibaldi, storico e giornalista)
Erano “solo” italiani.
Massacrati in quanto italiani.
E punto.
Andarono via, quelli che ci riuscirono.
Con pochi oggetti personali e la nostra bandiera.
Gli altri, tanti, troppi…giù, nelle foibe.
Anche loro con la nostra bandiera.
Macchiata di sangue innocente.
Italiani, massacrati solo perché erano italiani.