DI MASSIMO RIBAUDO
Jack Patrick Dorsey ha fissato il limite.
Donald Trump è stato escluso “A VITA” da Twitter.
La decisione sta impegnando giornalisti e commentatori americani come una della delle “notizie bomba” del Millennio, mentre qui pochissimi ci badano.
Rendiamoci conto: la politica, il Congresso americano non riuscirà a condannare Donald Trump, il partito repubblicano non lo permetterà. Ma Trump è colpevole di incitamento all’insurrezione (oltre che di frode fiscale, di aver mentito al popolo americano sulla pandemia, e di un’altra decina di reati federali).
Qui in Italia i commentatori pagari da Elkann e Cairo si limitano a dire che una condanna di Trump sarebbe controducente per Biden.
Il diritto e la legge non contano per loro. E sia.
In quest’atmosfera di totale menefreghismo per le leggi dello Stato, un imprenditore miliardario fissa un principio.
Che ci dice Jack Dorsey?
Lui ha creato una piattaforma di condivisione di informazioni.
La piattaforma è SUA ed è gestita attraverso un regolamento che fa parte del contratto che l’utente approva quando aderisce.
Lui è il giudice del regolamento.
Donald Trump, che ha impostato la sua campagna elettorale sull’utilizzo di twitter, ha violato il regolamento.
Donald Trump viene bannato a vita da twitter.
Twitter è più efficace del Senato e della giustizia americana, per quanto riguarda il suo ambiente, a garantire il rispetto delle norme.
Ed è qui che sta la questione che dovrebbe farci suonare più di un campanello d’allarme. Non nei confronti di Jack Dorsey e twitter, come purtroppo si pensa, ma per quanto riguarda i tribunali e del Senato degli Stati Uniti d’America. Per quanto riguarda i compiti e le funzioni dello Stato.