IL CASTELLO DI DRAGHI

DI MASSIMO RIBAUDO

Adesso che si sono suicidati, glielo si può anche dire ai partiti italiani.

L’organigramma governativo di Draghi realizza un perfetto meccanismo di pesi e contrappesi in grado di annullarsi tra loro, per quanto riguarda la politica parlamentare, e di fare e disfare a piacimento, per quanto riguarda la politica espressa dai desiderata di Francoforte e Bruxelles.

Movimento 5 stelle non dovrebbe cacciare proprio nessuno, se Grillo, Crimi e Casaleggio avessero un po’ di residua dignità.
Draghi non ha usato il manuale Cencelli. E’ stato un architetto (ops..) e un orologiaio finissimo.

Cartabia (Giustizia), Franco (Economia), Cingolani (Ambiente e Transizione ecologica), Giovannini (Infrastrutture), Colao (Innovazione), sono il PENTAGONO della sua manovra di Governo.

Si, c’è Giorgetti allo sviluppo economico, ma non si può muovere senza accordarsi con Orlando, Ministro del Lavoro.
Brunetta farà bene a non fare brutte figure con Colao, dal quale dipende. La P.A. la riformi con l’innovazione (e i concorsi, bestie).

Tutto il resto è gestione amministrativa decisa dal Covid, non dai titolari dei dicasteri.

Come al solito Giorgia Meloni non ha capito nulla e ritiene che i partiti litigheranno alla morte durante il semestre bianco per imporre la propria visione nella campagna elettorale perpetua che prosegue dal 2018.

Sarebbe un gravissimo errore, perchè a quel punto c’è un altro PROFESSORE, oltre a Draghi, a poter accusare i partiti di voler gettare l’Italia nel caos per puri scopi elettorali: Giuseppe Conte.

In fondo si studia per capire più cose di Matteo Salvini, Matteo Renzi e Giorgia Meloni. Alla fine, serve