DI MARINO BARTOLETTI
Molti di noi gli debbono delle scuse, anche solo per avergli rubato 12 ore della sua vita. E io lo faccio con dolore e umiltà. Fausto Gresini ci ha dato una grandissima lezione persino nel momento dell’addio. Ci ha insegnato che non bisogna mai abdicare alla saggezza.
Ci ha lasciato a 60 anni appena compiuti. Ce lo ha portato via il Covid, contro cui aveva lottato con tutte le sue forze: come quando era in pista e si batteva e vinceva pur non avendo sempre la moto migliore. Con lui se n’è andata una promessa che ci eravamo fatti prima di Natale. Ma questo è il meno. Abbiamo perso tutti un amico: un amico per bene, modesto, intelligente, laborioso, corretto, onesto, leale. Da una parte non si era mai tolto la tuta da meccanico con cui con tanta umiltà aveva cominciato a lavorare sulle moto appena adolescente: dall’altra aveva fatto confluire nelle sue capacità manageriali – quasi uniche nel mondo della moto – sia il suo grande talento di pilota (due volte campione del mondo) che l’esperienza che aveva maturato gara per gara, anno per anno. Era stato un autentico precorritore (raramente i team privati avevano osato tanto in alto), ma soprattutto un grande scopritore. E qui ogni parola diventa superflua. Quante volte si era chiesto “Perchè proprio Daijiro?”, “Perché proprio Marco?”. Spero trovi una risposta. Mi piace immaginarlo così