DI LUCA BAGATIN
L’ex Presidente socialista del Brasile, Luis Inacio Lula da Silva, per il suo popolo semplicemente Lula, potrà partecipare alle elezioni del 2022.
A dichiararlo il giudice della Corte suprema federale brasiliana, Edson Fachin, il quale ha ribaltato tutte le sentenze a carico dell’ex Presidente nell’ambito della Tangentopoli brasiliana.
Il giudice ha stabilito che la giustizia del Paranà non aveva competenza sull’inchiesta per la quale Lula era stato condannato nel 2018. Condanna che gli aveva impedito di candidarsi alle Presidenziali contro Bolsonaro, alle quali, secondo tutti i sondaggi, avrebbe vinto.
Secondo quanto stabilito dal giudice della Corte suprema, ora i casi di condanna andranno nuovamente analizzati dalla Corte federale.
Nel frattempo, l’ex Presidente Lula può riacquistare i suoi diritti politici e decidere di candidarsi alle Presidenziali del 2022, contro Bolsonaro.
“Non si deve più votare quel troglodita di Bolsonaro”, ha dichiarato Lula pochi minuti dopo la sentenza.
Lula, nel suo mandato presidenziale, dal 2003 al 2011, aveva messo al primo posto della sua agenda politica i programmi sociali, giungendo a dimezzare la malnutrizione e la mortalità infantile; a far crescere i salari minimi del 130% e a migliorare le condizioni di vita di gran parte dei brasiliani.
Alla guida del suo Partito dei Lavoratori fu, assieme ad Hugo Chavez, uno dei protagonisti del Socialismo del XXI Secolo latinoamericano, ovvero della svolta antimperialista e anticapitalista intrapresa dai Paesi latinoamericani, nel corso dei primi Anni 2000, liberatisi dai governi corrotti, liberali e filo-statunitensi.
Come molti altri leader socialisti latinoamericani (pensiamo all’ecuadoriano Correa e al boliviano Evo Morales) e, negli Anni ’90, italiani (Bettino Craxi in primis), fu vittima di un uso politico della giustizia, volto a screditare le conquista del socialismo nei rispettivi Paesi.
Luca Bagatin