DI ANTONELLA PAVASILI
Gli occhi di un anziano in fila al supermercato.
Pioviggina lento lento, non c’è tettoia.
Regge un ombrello con una mano e con l’altra il carrello vuoto.
Davanti a lui la fila di uomini e donne a distanza di sicurezza.
Nessuno parla, silenzio interrotto dal cigolio dei carrelli che si avvicinano all’ingresso.
Brevi cenni del capo sostituiscono i sorrisi di un tempo.
Inghiottiti dalle mascherine, stritolati dall’angoscia.
E gli occhi di un anziano.
Occhi vecchi, annacquati dal tempo e dalla cataratta.
Sbiaditi di dolore, derubati di ricordi e speranza.
Impauriti, smarriti, persi nei dedali di un incubo ingiusto e inaspettato.
Gli occhi di un anziano.
In fila al suo posto, immobile, immenso nella sua muta disperazione.
Si muove di un metro.
Altri due metri e toccherà a lui.
Occhi spenti, secchi di lacrime, affamati di vita.
Un altro metro, e piove più forte.
Si stringe nella giacca logora.
Davanti a lui, a un metro, un ragazzo.
Si volta, lo vede, gli fa cenno di mettersi al suo posto.
Sorride il ragazzo.
Sorride sotto la mascherina, sorridono i suoi occhi, le sue mani che spostano il carrello, le gambe che retrocedono.
Un metro.
Gli ha regalato un metro.
E gli occhi di un anziano.
Che riprendono vita, piangono gioia e commozione.
La mascherina si muove.
Sotto c’è un grazie sussurrato, strozzato da un nodo in gola.
Sotto c’è la gratitudine di un sorriso di speranza.
E tutto il grigio intorno si colora.
Gli occhi di un anziano.
Gli occhi di un ragazzo.
E un metro.
Un metro regalato.
Che vale vita, speranza, amore…
P.S.: era il 24 marzo 2020, per non dimenticare.
Foto di Marcello Santalco