DI FILIPPO ROSSI
C’era Umberto Carriera ad aizzare i ristoratori in piazza ieri a Montecitorio. Ad incitare alla rivoluzione. Lui, che come nella migliore tradizione dei codardi, ha lanciato il sasso ritirando poi subito la mano, perché dal palco ha armato la folla, ma poi si è guardato bene dal partecipare agli scontri in prima linea.
Il ristoratore amico di Matteo Salvini, presente a tutte le dirette social del “Capitano” contro le chiusure del Governo Conte, ieri ha guidato, dal pulpito, la manifestazione #ioapro, sfociata nella violenza e negli scontri con le forze dell’ordine.
“Ragazzi, ragazzi. Buoni buoni buoni. Siamo pronti ad entrare. Occupiamo la piazza. Siamo pronti a sfondare”, diceva il compare di Salvini dal palco invitando la folla a forzare il blocco. “Non ci fanno entrare, siamo pronti a sfondare. Occupiamo la piazza, non ci fanno parlare con nessuno. Andiamo, andiamo, andiamo, andiamo, andiamo. Andiamo ragazzi, andiamo, andiamo andiamo. Non si sta a guardare, andiamo”.
Grazie anche a queste sue parole a piazza Montecitorio è successo il finimondo, con diverse persone, agenti e non, rimaste ferite. Episodi che hanno macchiato indelebilmente una protesta che avrebbe avuto certamente delle motivazioni comprensibili.
“Umberto è uno degli uomini in prima fila, non un marziano o un evasore” lo ha definito il leader della Lega, quando dall’opposizione sobillava i ristoratori chiedendo a Conte di riaprire tutto. Uno che incita alla violenza e resta fuori dagli sconti, del resto, non poteva che essere amico di Salvini.