“PLEASE, I CAN’T BREATHE”, NON RESPIRO

 

DI PATRIZIA CADAU

“Please, I can’t breathe. Please.
Please. I can’t breathe”.

Sono le ultime parole di un uomo, prima di morire soffocato da un poliziotto.
Un uomo che non ha opposto resistenza al fermo. Un uomo sospettato di aver fatto uso di sostanze stupefacenti e che, sceso dall’auto, non ha mostrato una sola reazione aggressiva nei confronti dei quattro che lo avevano fermato.
Un uomo sbattuto a terra, e poi immobilizzato al collo da un agente, che diceva semplicemente “Per favore, non riesco a respirare. Per favore”.

Non ha detto null’altro. Ha chiesto, per favore, che gli fosse consentito di respirare.

Un uomo le cui ultime parole e gli ultimi istanti di vita, sono stati ripresi per caso da un passante, altrimenti non ne avremmo saputo mai nulla.

La violenza è questa roba qua. Gente che si crede impunita che decide della vita o della morte degli altri.
In questo caso George Floyd, che potrebbe essere chiunque di noi.
Chiunque di noi, ricordatelo sempre.

La violenza è sempre un fenomeno pubblico, che riguarda tutti, e che si accanisce con questa brutalità nei confronti dei più deboli, e nei confronti di chi viene percepito “inferiore”.
Perché violenza e razzismo sono un connubio collaudato e indissolubile.

Ma la violenza, quando non passa inosservata, quando le persone si ribellano, quando hanno il coraggio di testimoniare, di opporre resistenza, di registrare un video da fare guardare al mondo, può essere schiacciata dalla coscienza dei virtuosi perché sia fatta giustizia.
Per quanto non possa riportare in vita nessuno.

George Floyd oggi ha avuto giustizia.
Il suo assassino, l’ex poliziotto Derek Chauvin è stato giudicato colpevole dalla giuria su tutti i fronti, compreso l’omicidio di secondo grado.
In un processo che è durato poco più di un mese.

Se non ci fosse stato quel video, e quel moto di indignazione popolare planetaria, siamo certi sarebbe andata così? O forse George Floyd sarebbe stato l’ennesimo uomo, nero, brutalizzato da forse di polizia troppo spesso spavalde e pronta ad archiviare alcuni abusi alla voce “incidenti di percorso”?