DI LIDANO GRASSUCCI
Poiché la disperazione era un eccesso che non gli apparteneva, si chinò su quanto era rimasto della sua vita, e riiniziò a prendersene cura, con l’incrollabile tenacia di un giardiniere al lavoro, il mattino dopo il temporale.”
Alessandro Baricco
Curata, presa cura. Il male viene curato per non far più male, ma la cura non sta al male come il tanghero alla tanghera, la cura si stacca dal male e diventa attenzione per se. La cura si stacca dal suo bisogno e diventa libero arbitrio, si cyra per essere curatissimi.
La cura è leggere un libro per ricordarne le sensazioni, è indossare un vestito per sentire di star così bene con se da essere curato che gli altri lo sentono, lo percepiscono, lo assumono.
Vagavo per i campi del Tennessee
Come vi ero arrivato, chissà
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
Attraversano il mare
Franco Battiato, la cura
E’ quell’incontro con se stessi che ci fa speciali, fuori da questa specie di umanità ripetitiva e stanca.
Qualcuno cerca le ferite, si interroga sulle ragioni, ma c’è anche chi cura quella ferita per salvare il sangue della vita.
E la vita è un sorriso, una rivoluzione, una barca che anche nella tempesta ha un pianista che nel salone suona con cura mentre nessuno balla.
La cura è segreta pozione che non è una opinione, ma un timbro che certifica strane unioni nate da strampalate opinioni, in una contraddizione che la legge soltanto la follia accuratamente.
Curata si presentò la cura, accurata si presentò la sorte che fu benigna. Sorte e cura in un unico imbarazzo e non c’era nulla da capire, nessun segreto, nessuna antica offesa, il libro era come si legge, come la testa curandolo lo fa film di domani
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore
Dalle ossessioni delle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
Una cura
“È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.”
Antoine De Saint-Exupery
da Il Fatto, Latina