Tutto ciò che vede il passato è sfocato e indistinto. I ricordi sono ciò che rimane nella mente come lettura della nostra realtà interna, che manipola la verità oggettiva ed è sempre diversa dal ricordo dell’altro.
In The Mood for Love di Wong Kar-wai, in sala in questi giorni in una versione restaurata, è un film che torna dal passato, uscì nel lontano 2000, e che per ironia della sorte incentra l’essenza della sua storia proprio sul valore dei ricordi e sulle coincidenze del destino.
Un uomo e una donna, il loro scorrere lento e ripetitivo nella quotidianità. Gesti casuali, piccole cortesie, abitudini, etichette sociali da rispettare con fatica certe volte soffocante. Poi sguardi, l’urgenza di conoscere una verità dolorosa e così l’intreccio di due vite.
Due sono quindi i ricordi di quel passato che torna ad essere narrato dalla memoria di entrambi in un ormai lontano futuro.
Ecco che qui il film si apre in modo geniale con un montaggio dove il tempo scorre piovoso e claustrofobico riavvolgendo immagini che sembrano già viste e vissute ma che offrono angolazioni diverse.
La mente di lei e quella di lui che ricostruiscono e narrano una storia d’amore con particolari discordanti che assolvono dal senso di colpa o giustificano decisioni che entrambi hanno la sensazione di aver preso o determinato.
Il film è elegante e rimane nella testa e negli occhi, emergono decisi i colori puri rosso, giallo, blu, tanto amati da Godard e i lenti ritmi sospesi di Hitchcock. L’uso strumentale del tempo non lineare nella singola narrazione che i due protagonisti fanno dei loro ricordi, ci svela l’inganno nel quale inevitabilmente si cade per l’intima necessità di dare un ordine al proprio mondo interiore.