DI FILIPPO ROSSI
La morte di Davide Astori, trovato senza vita la mattina del 4 marzo 2018 nella sua stanza di albergo a Udine dove era in ritiro con la squadra, poteva essere evitata?
Secondo il giudice per le indagini preliminari Angelo Antonio Pezzutti sì. Nel processo con rito abbreviato per la morte del calciatore della Fiorentina, è stato condannato in primo grado a un anno di reclusione (con pena sospesa) il professor Giorgio Galanti, unico imputato, accusato di omicidio colposo per due certificati di idoneità rilasciati al giocatore quando era direttore sanitario di Medicina dello sport dell’Azienda ospedaliero universitaria di Careggi.
Astori morì per un’aritmia ventricolare maligna, provocata da una grave patologia cardiaca mai diagnosticata. Secondo l’accusa, che aveva chiesto per il medico una condanna a un anno e sei mesi, se Astori fosse stato sottoposto a esami più approfonditi, come avrebbero suggerito aritmie rilevate in controlli di routine, sarebbe stato possibile salvargli la vita.
La sentenza è stata letta alla presenza di Francesca Fioretti, compagna di Astori e madre della loro figlia Vittoria.