DI VIRGINIA MURRU
Primi allentamenti dalle restrizioni anti-Covid tra marzo e aprile, la rinascita proietta le sue caute luci sull’economia del pianeta, i cui scenari, se non apocalittici dopo l’assedio del virus, sono stati certamente drammatici. Anche gli Organismi internazionali concordano sulla ripresa dell’economia mondiale entro il 2021.
Anche in Italia ci sono fermenti da ‘day after’, e la crisi, grazie ai mezzi finanziari del Next Generation Eu, dovrebbe diventare una sfida più semplice da affrontare.
Il Pil, intanto, è più prossimo ad una riscossa, con l’allentamento delle misure legate all’emergenza sanitaria. Il tessuto produttivo dovrebbe ripartire con maggiore sicurezza, considerato l’avanzamento della campagna di vaccinazioni. I consumi seguirebbero il trend in risalita, così come gli investimenti e l’export. Anche l’import è atteso in recupero dopo la flessione registrata nel primo trimestre 2021.
L’economia italiana, secondo il Centro Studi di Confindustria, con i segni profondi della crisi, ma anche con tassi d’interesse ai minimi, è in linea con l’area euro, che ha ripreso a crescere, ma con un tono più basso rispetto agli Usa, per esempio, il cui recupero procede già speditamente, grazie alle strategie promosse dal nuovo presidente e il suo esecutivo.
In Italia i primi allentamenti sono cominciati ad aprile, il che porterà qualche movimento in positivo nella crescita già nel secondo trimestre, dopo la lieve flessione nel primo (-0,4%). Per un recupero davvero significativo, gli analisti prevedono che si dovrà attendere il terzo trimestre, in sintonia con l’avanzare delle vaccinazioni.
A creare un clima di ottimismo però è soprattutto il Piano legato alle risorse del Recovery, le stesse istituzioni europee concordano sull’urgenza del varo, affinché la ripresa parti spedita nel secondo semestre.
Il settore industriale, tra i più colpiti dalle misure anti-Covid, è atteso in sostanziale recupero già nei primi mesi della stagione estiva, l’indice PMI (Purchasing Managers Index o Indice dei Direttori degli acquisti), a marzo è salito a 59,8 (nel manifatturiero), ed è ben lontano dalla soglia
50, in ampia zona positiva. Nel primo trimestre la crescita è stata stimata a +1,0%.
C’è l’incognita dei servizi, la cui attività naviga ancora in contrazione, l’indice PMI si attesta infatti su 48,6. Con gli allentamenti delle misure in corso, è tuttavia previsto un buon recupero nei prossimi mesi.
Uno dei segnali più seri messi in rilievo dalla pandemia, riguarda i dati sul tasso di disoccupazione, che ha sacrificato alle misure di emergenza sanitaria, circa un milione di posti di lavoro.
I più bersagliati sono stati i lavoratori a tempo determinato, i più vulnerabili nel mercato del lavoro (-9,4%), seguono gli autonomi con -6,6%. Vittime di questa falce impietosa sono in particolare i lavoratori legati al settore turistico, ma anche alle attività sportive, ricreative, spettacolo.
I consumi sono attesi in risalita, visto che i dati riguardanti il primo trimestre non sono stati di stimolo. A marzo l’indice sui consumi ICC (Indicatore Consumi Confcommercio), ha riscontrato un calo, per via dei blocchi legati a turismo e mobilità. Del resto, già a gennaio, l’indice ha sfiorato -13%. Nella compagine delle previsioni ottimistiche, dal prossimo mese si dovrebbe intravedere una schiarita.
Importante un recupero della fiducia delle famiglie, piuttosto fiacca nei primi mesi dell’anno, ma si tratta di comportamento prudenziale, legato all’incertezza, che ancora domina sulle scelte riguardanti i consumi.
Secondo Confindustria, gli indicatori per il secondo trimestre, prospettano un’economia ‘che viaggia con un unico motore, l’industria, cuore pulsante dell’economia, che ha ripreso a pulsare con maggiore convinzione, anche grazie agli ordini.
Centro del fermento è la ‘locomotiva dell’Europa, ossia la Germania, le cui attese sulla produzione sono eccellenti, considerate le sue potenzialità. Il Pil tedesco nel primo trimestre ha subito una flessione pari allo 0,6%, la vera ripresa, come nel resto dell’Eurozona, si prospetta con decisione nel terzo trimestre.
Negli Usa, come si è accennato, la crescita è già bene avviata, piuttosto avanti anche la campagna di vaccinazioni, e proprio da qui viene l’impulso della ripartenza con la grinta che questo gigante può permettersi. Basti pensare che a marzo si sono creati quasi un milione di posti di lavoro, oltre la metà provenienti dal settore privato.
Ma non si può ignorare che, causa emergenza sanitaria, gli States, lo scorso anno hanno lasciato sul campo oltre 22 milioni di posti di lavoro (tra marzo e aprile 2020). C’è stato, nei mesi successivi, un buon recupero, e il tasso di disoccupazione si è ora stabilizzato sul 6,0% (dal 14% nei mesi più critici del 2020).