DI TURI COMITO
Ci sono tanti modi per ricordare una figura, nell’anniversario della sua scomparsa, che io non esito a definire gigantesca nella storia di questo paese. Uno di questi modi, molto praticato, è ricordarla, ormai sempre più svagatamente e inutilmente, con qualche frase estratta dalle sue lettere durante il sequestro. E un altro, il che mi pare lo stesso, è quello di ricordarlo con la solita, a tratti morbosa, attenzione per i particolari più o meno misteriosi relativi alla fine che ha fatto.
Io voglio ricordare qui (con l’unico scopo di incuriosire qualcuno) Aldo Moro con due frasi dell’eminenza nera che favorì il golpe cileno contro Allende, Henry Kissinger. Una frase riferita a lui, a Moro, che, secondo alcune fonti, l’ex segretario di stato statunitense pronunciò appena dopo averlo ascoltato in un incontro riservato al ministero degli esteri agli inizi degli anni 60 (l’epoca dell’avvio formale del centro-sinistra organico) e un’altra non riferita a Moro ma a Napolitano.
La prima suona pressappoco così: “Chi parla in questo modo non può che essere un imbroglione e non può che rappresentare un popolo di imbroglioni”.
La seconda, quella riferita a Napolitano (titolare dal 2015 del premio Kissinger assegnato a chi ha dato “contributi eccezionali alle relazioni transatlantiche”) è quest’altra: “Giorgio, il mio comunista preferito”.
Sta, anche, in questi due giudizi (dati da uno che se ne intendeva di politica e di politica internazionale) la misura della straordinarietà e della grandezza di Moro. Già solo queste due frasi messe accanto dovrebbero spingere qualcuno ad avere meno superficialità nel giudicare sia il trentennio, importantissimo, che va dal secondo dopoguerra agli anni 80 (e quindi anche a ponderare meglio i giudizi quando si parla, ad esempio, di terrorismo) sia una personalità come il presidente della Dc che di quel periodo fu figura centrale.
Un uomo che spese la sua vita politica per “allargare le basi popolari” della democrazia italiana includendo nelle responsabilità del governo quel 50% di consensi elettorali allora esclusi, prima coinvolgendo i socialisti (con conseguenze radicali: nazionalizzazione dell’energia elettrica, statuto dei lavoratori, ecc.) e poi tentando di fare uscire dall’ambiguità un partito comunista, che di comunista aveva solo il nome e le scenografie congressuali, con il “compromesso storico”.
Operazioni politiche titaniche che oggi o sono dimenticate o sono ridotte, nei media di massa sociali o tradizionali , a pochi cenni, annoiati e stanchi, senza alcuna utilità.