NARCISO”, CONOSCERLO PER EVITARLO!

DI GABRIELLA CANFAROTTA

La violenza psicologica è quella condizione che non cede al rumore poiché sottile, costante e inferta attraverso la cruda lama delle parole sprezzanti, delle risatine ciniche e degli sguardi carichi di disapprovazione che hanno il potere di minare, giorno dopo giorno, l’autostima dell’ altro fino a renderlo privo delle “armi” necessarie per difendersi, con l’unico scopo di affliggere il controllo. Uomini vittime di sé, incapaci di relazionarsi attraverso i buoni sentimenti e soprattutto mai cresciuti.
Già all’età dei due anni i bambini imparano a parlare usando parole come: ” io, mio, no” e il loro egocentrismo infantile appare normale, previsto.
A differenza dei bambini, “Narciso” non impara e da adulto, rimane lì,
“intrappolato ” dal piacere che prova nel constatare il dominio sull’altro, proprio come accadeva durante l’infanzia.
Crescendo sviluppiamo tutti una forma di leggero narcisismo definito “sano” ossia legato al piacere che si prova nell’osservare le proprie qualità come: la bellezza, l’interazione con l’altro o i traguardi raggiunti attraverso la professione, ma quando tali caratteristiche non sono reali e addirittura vengono enfatizzati per nascondere disagio e porsi al centro dell’attenzione, tale trasformazione diventa patologica, sviluppa ossessività e soprattutto nutre sofferenza all’altro.
“Narciso”, patisce la sua perenne insoddisfazione e la scarsa stima che ha di sé e attraverso la manifestazione della prepotenza verbale, la violenza generata delle azioni e il dominio imposto all’altro, come fosse un suddito, mette a tacere il conflitto interiore, scaturito da latente insicurezza e assenza di empatia.
Solitamente “Narciso” si aspetta dagli altri l’attribuzione dello stesso valore personale che si è costruito e rimane deluso se non riceve le lodi e le attenzioni che ritiene di meritare, considerandosi un soggetto speciale e superiore.
Tale senso di “diritto”, unitamente alla mancanza di sensibilità per i desideri e le esigenze dell’altro, sfociano nella tendenza alla manipolazione, affinchè il partner possa favorire la soddisfazione degli scopi prefissati, potenziare la stima di sé e il valore personale che egli stesso si attribuisce.
A causa dell’assenza di empatia,
“Narciso” non riconosce mai i bisogni e le esigenze dell’altro e per paura di perdere il controllo della “vittima”, mina la sua affermazione in virtù dell’accrescimento del proprio egoismo malato.
“Narciso” è invidioso dei successi dell’altro a causa della bassa stima dovuta a tormenti e umiliazioni, probabilmente subiti durante l’infanzia e dunque se contradetto o criticato, attacca violentemente con rabbia e sdegno diventando persino vendicativo, incapace com’è di sostenere un qualsiasi confronto.
Il partner di Narciso farà ogni tentativo per cercare di cambiare la persona ma si riveleranno inutili per l’insensibilità di cui è affetto e dunque inabile a comprendere la sofferenza dell’altro.
“Narciso” non è empatico, pertanto non prova sentimenti, anche se a prima vista, sfodera tutta la cordialità possibile per apparire persona amorevole e dolce. In realtà, la sua maschera cela una notevole sofferenza che lo induce a peregrinare costantemente dal senso di vuoto, all’ipomania e soprattutto al controllo ossessivo di non essere mai “smascherato”, pertanto nella relazione iniziale, “Narciso”, mostrerà il meglio di sé e con scrupolosa attenzione reciterà una specie di ruolo. L’ obiettivo è che l’altro si innamori, si occupi di lui e provveda alle sue uniche esigenze.
Quando la coppia si è formata e le loro vite si sono incrociate a vari livelli: sentimentale economico e sociale, “Narciso” agisce per isolare il partner dalla propria famiglia, dagli amici e spesso anche dal lavoro. Dapprima opera in modo sottile, poi sempre più opprimente, fino a distruggere completamente l’autostima dell’altro per renderlo insicuro e farlo sentire una nullità, attraverso la spietata alternanza di momenti di aggressività verbale e fisica a momenti di dolcezza, avente come unica finalità la destabilizzazione dei comportamenti del partner fino a indurlo ad autoaccusarsi.
A quel punto Narciso, ancora più sicuro dell’effetto della malevola “tattica”, aumenterà maggiormente il proprio ego malato fino a legare il partner alla devota sottomissione che ahimè …decreterà la sua fine!
Il nostro pensiero è rivolto alle vittime di “Narciso” che hanno pagato con il sangue la cattiveria di chi vantava “amore”. Alle loro madri e ai figli… ancora in attesa di esemplare giustizia!